11/11/2011
Chi, tra gli esperti e gli appassionati di politica internazionale, non ha mai letto la rivista “Limes” alzi la mano. “Limes” è la rivista di geopolitica più venduta in Italia. In un momento come questo, dopo le “primavere arabe”, la caduta di Gheddafi e le tensioni sempre più crescenti tra Israele ed Iran, abbiamo ascoltato l’opinione del suo direttore, il professor Lucio Caracciolo. Docente universitario e giornalista professionista, il prof Caracciolo è uno dei più grandi esperti italiani di politica estera. E’ davvero piacevole dialogare con lui, mentre snocciola con precisione tutti i fatti principali che hanno riguardato il Medio Oriente ed il mondo arabo nell’ultimo anno. Come prima domanda gli chiediamo cosa ne pensa delle crescenti tensioni tra Israele ed Iran. Si fa infatti sempre più insistente la voce che Israele avrebbe intenzione di attaccare “preventivamente” l’Iran, che non sta facendo mistero di continuare a sviluppare i sui programmi legati al nucleare. Il tutto in un momento in cui l’altro avversario giurato dell’Iran, gli Stati Uniti, non sono affatto in grado di supportare una guerra contro il Paese dei Pasdaran, data la crisi economica e l’intenso sforzo bellico che gli Usa stanno già facendo in Iraq ed Afghanistan. Forse proprio per questo il capo del governo iraniano Mahmud Ahmadinejad mostra i muscoli, tentando quello che è da anni l’obiettivo principale dell’Iran: avere il predominio in tutto il Medio Oriente. Un obiettivo che va avanti dal 1979, quando Khomeini sognava anche tra gli arabi il predominio degli sciiti sui sunniti.
Professor Caracciolo, un’eventuale guerra tra Israele ed Iran potrebbe essere la scintilla che infiamma tutto il Medio Oriente ?
Se fosse così, sarebbe inevitabile. Il problema di quando si inizia una guerra è che si possono avere anche le migliori e più perfette strategie militari, ma un minuto dopo bisogna saperle usare. Immaginare degli scenari bellici è sempre molto fantasioso. Di sicuro, si avrebbe una rappresaglia iraniana molto violenta che potrebbe colpire con dei missili e con delle armi chimiche lo Stato di Israele, e ci sarebbero molti attentati terroristici contro obiettivi ebraici in tutto il mondo. Ci sarebbe una pioggia di missili dagli Hezbollah in Libano e da parte di Hamas da Gaza. Sarebbe indubbiamente uno scenario molto tragico.
Recentemente l’Unesco ha deciso di ammettere la Palestina come suo Stato membro. Crede sia un passo verso il riconoscimento internazionale della Palestina oppure si tratta solo di un contentino dato ai palestinesi in un momento come questo ?
La seconda che ha detto. Non credo ci sia oggi la concreta possibilità di uno Stato palestinese degno di tale nome. Gli israeliani non hanno alcun interesse a crearlo, ed i palestinesi non hanno una unità interna ed un apporto internazionale sufficiente. Siamo in una fase fluida in cui la questione palestinese non è affatto primaria per Israele, le cui attenzioni sono ora solo concentrate sull’Iran.
In Libia il regime di Muammar Gheddafi, recentemente assassinato, non esiste più dopo ben 42 anni. Secondo lei la Libia senza Gheddafi sarà davvero diversa dalla Libia con Gheddafi ?
Sicuramente sì. Una personalità come quella di Gheddafi ha dato una sua impronta alla Libia per una quarantennio abbondante. Il tutto con i suoi metodi, usando la repressione, ma anche usufruendo del consenso interno di cui ha goduto per moltissimi anni. Grazie all’uso della rendita energetica Gheddafi era riuscito per tanto tempo a tenere insieme la Libia. Adesso chiunque gli succeda avrà grosse difficoltà nel riuscire in tutto questo. Credo che ancora per un periodo molto lungo la Libia sarà un’entità astratta, e che vi saranno molti poteri in competizione sul territorio.
L’Italia aveva un rapporto energetico privilegiato con la Libia. Ora a livello internazionale il partner privilegiato dei libici è la Francia. Quanto ne risentirà l’economia italiana dopo tutto questo ?
Io eviterei delle conclusioni affrettate su questo. Ancora non si sa chi sono i veri padroni delle Libia e non sappiamo sino a che punto i francesi potranno sfruttare a livello energetico la loro iniziativa di appoggiare la rivolta contro Gheddafi. La nostra posizione privilegiata non esiste più come lo era prima, ma in ogni caso aspetterei con calma l’evoluzione delle questioni interne alla Libia.
E’ stato l’anno delle “primavere arabe”. Sono caduti i regimi di Libia, Egitto, Tunisia, e quelli di Siria e Yemen sono in forte crisi. Cambieranno davvero molte cose dopo tutto questo nel futuro del mondo arabo?
Direi che sicuramente stanno cambiando molte cose. Il senso di questi cambiamenti credo che vari molto da Paese a Paese. Le autocrazie che hanno governato questi Paesi per decenni sulla base di uno scambio con l’occidente basato sulle risorse energetiche e sullo schema della lotta al terrorismo sono paradigmi che hanno ceduto ed in molti Paesi ormai scricchiolano. Queste rivolte hanno visto come protagonisti i giovani che chiedevano maggior libertà e democrazia, ma difficilmente saranno loro a guidare il futuro dei propri Paesi. Credo che potremo valutare gli esiti di questi processi solo tra molti anni.
Nicola Lofoco, laureato in Scienze politiche, è giornalista free lance dal 2000; si è occupato per diverso tempo di radio e tv; oltre ad aver collaborato con diverse testate online, è stato nella redazione de L’ Unità, La Rinascita, e del Riformista dove si è occupato di politica estera
http://www.medarabnews.com/2011/11/11/uno-sguardo-d%e2%80%99insieme-sul-medio-oriente-in-evoluzione/
Quest'opera viene distribuita con Licenza Creative Commons. Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.