La domenica delle Palme ero là. E non ho mai visto così tanti soldati in Gerusalemme vecchia. Il lunedì mattina ho pure assistito ad una visita di circa 20 ebrei americani (non parlavano ebraico) sulla Spianata delle Moschee. Mi dicono che queste visite, una volta proibite, stanno aumentando giorno dopo giorno.
L’articolo di cui vi dò il link spiega il perché:
http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=76449&typeb=0&La-politica-israeliana-soffoca-la-Gerusalemme-palestinese
Si sa anche che i mercati palestinesi sono inondati di prodotti agricoli israeliani a prezzi molto più bassi di quelli palestinesi. Non possiamo biasimare i poveri palestinesi se li comprano e non sono in condizione di fare il boicottaggio. Con buone probabilità quei prodotti, provenienti dalle colonie, sono gli stessi che noi boicottiamo in Europa.
Capisco che aderire a certe forme di boicottaggio ci fa sentire solidali con chi soffre e non voglio certo suggerire di non praticarle (io stesso non partecipo a nulla, compreso programmi scientifici, che coinvolgano Israele). Dico soltanto che sono forme di lotta del tutto inefficaci.
Cosa diversa è il boicottaggio culturale, se fatto bene, cioè senza scadere nella provocazione ché dati i media ‘occidentali’ si ritorcerebbe contro. Israele lo teme molto di più, come dicono gli attivisti ebrei, perché ha un grosso impatto mediatico. Credo però che anche qua l’efficacia non sia grande e bisogna prenderne atto.
Promuovere la cultura palestinese può avere un impatto rilevante, come diceva Michele Giorgio durante la presentazione del libro ‘Nel baratro’ in Toscana. Io sono molto d’accordo con lui. Avvicinare le persone comuni che non sanno nulla di quella cultura è comunque un atto di civiltà e solidarietà che ha il grande pregio di essere propositivo. E direi che è utile anche per noi che forse non ne conosciamo poi così tanto della cultura araba.
Alla fine però rimane la dura realtà che, se US e Europa non dicono al loro figlioccio di smettere di fare il bullo e di starsene buono in camera sua, non cambierà nulla. E siamo purtroppo molto vicini alla fine del processo di pulizia etnica della Palestina, che gli israeliani continuano a identificare con l’Eretz Israel biblico che poi tanto storico non lo è affatto.
(FD)
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