Sull’onda lunga della memoria di Nelson Mandela Pax Christi sta completando il team del prossimo Pellegrinaggio di Giustizia DAL 24 FEBBRAIO AL 4 MARZO. Ci sono ancora posti per questa esperienza che avrà l’apartheid come filo rosso che unirà persone da ogni parte d’Italia tra cui potresti esserci anche tu (info e adesioni unponteperbetlemme@gmail.com).
Un Training di preparazione è in programma per venerdi 31 GENNAIO-sabato 1 FEBBRAIO alla Casa per la Pace di Firenze e anche chi non ha la fortuna di partire con UN PONTE PER BETLEMME, potrà partecipare alla conferenza del Prof. GIORGIO GALLO.
Ecco un interessante approfondimento sul tema:
Il sistema giudiziario in Israele: apartheid
Se servissero nuove prove che i tribunali sono parte integrante del sistema di apartheid israeliano, lo scorso mese alla corte di Haifa ce n’erano in abbondanza. Sei palestinesi sono stati condannati a due anni di prigione ognuno per l’omicidio per autodifesa di un soldato israeliano nel 2005, soldato che aprì il fuoco contro un autobus pieno di civili a Shefa Amr, città della Galilea. Un settimo palestinese è stato condannato a otto mesi.
Il caso, conclusosi lo scorso mese, dimostra che cittadini israeliani ebrei e palestinesi sono trattai in maniera diversa dalle autorità. Grandi sforzi sono stati compiuti per proteggere la reputazione di Eden Natan Zada, il soldato israeliano che ha aperto il fuoco contro l’autobus, uccidendo l’autista e tre passeggeri. Il procuratore si è rifiutato di definirlo “terrorista” perché avrebbe “offeso la memoria del defunto”, come riporta il quotidiano israeliano Ha’aretz.
I palestinesi che lo hanno fermato e gli hanno impedito di uccidere altri civili, invece, sono stati dipinti come intrinsecamente violenti. Il tribunale ha rifiutato di accettare un concetto ovvio: chi ha affrontato Zada stava reagendo ad un atto contro civili innocenti e stava tentando di difendere la propria comunità.
Ipocrisia
Il giudice Ilan Schiff ha affermato che Israele “non può tollerare atti di ritorsione”, riporta il Times of Israel. Le sue parole sono piene di ipocrisia; Israele ha sempre affermato che i suoi attacchi contro le donne e i bambini di Gaza sono la rappresaglia per i missili lanciati dalla Striscia. Per anni ha distrutto – come forma punitiva – le case delle famiglie dei membri della resistenza armata, o di sospetti membri.
Nonostante il giudice abbia riconosciuto che Zada uccise le sue vittime “semplicemente perché arabe”, Schiff ha poi accettato in pieno la richiesta dello Stato israeliano che chiedeva che gli accusati fossero imprigionati fino a nove anni. Schiff si è limitato a aggiungere due anni di prigionia, visto che il processo è iniziato otto anni fa.
Jamil Safuri, uno dei condannati, ha detto a The Electronic Intifada: “Non ci sono dubbi che si sia trattato di un processo politico basato su un approccio razziale. Viviamo discriminazioni in ogni aspetto della nostra vita come minoranza palestinese in uno Stato ebraico, nell’educazione, la residenza, i diritti civili e anche nel diritto di difendere la nostra vita”.
“Non abbiamo diritti”
Se fosse stato il caso di un israeliano che uccide un palestinese per autodifesa, molto probabilmente non sarebbe mai stato punito. Conosciamo bene quest’amara esperienza.
Nessuna accusa è stata mossa contro il tassista ebreo che insieme ad un poliziotto ha sparato ad un palestinese che ha colpito una macchina della polizia e un autobus con un bulldozer, a Gerusalemme nel 2009. Il palestinese, un muratore, è morto.
Questo doppio standard si è ripetuto nel caso dell’omicidio dell’attentatore in una yeshiva a Gerusalemme nel 2008, precedente usato dalla difesa nel caso dei sei palestinesi di Shefa Amr. Il palestinese armato che uccise otto persone fu colpito alla testa dallo studente Yitzhak Danon. Danon, insieme a dei soldati israeliani, ha aperto il fuoco sul corpo dell’uomo per dieci minuti: “500 o 600 pallottole sono state sparate”, aveva raccontato un testimone. Nessuna accusa è stata mossa contro Danon, che è stato celebrato dai media come eroe nazionale.
Morad Haddad, membro del Comune di Shefa Amr, ha detto a The Electronic Intifada che nessuno è rimasto sorpreso dalla sentenza della corte di Haifa: “In qualche modo, c’è qualcosa di positivo nel verdetto. Mostra la vera faccia del governo israeliano verso i cittadini palestinesi. Dimostra che la carta d’identità blu che abbiamo anche noi serve solo all’agenda di governo. Ci trattano come cittadini quando gli conviene e come terroristi negli altri casi. Alla fine, noi non abbiamo diritti in questo Paese”.
Sawsan Khalife, The Electronic Intifada
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