“Se uno straniero viene ad abitare da voi, nel vostro paese, non molestatelo. Sarà per voi come uno dei vostri compatrioti, lo straniero che abita presso di voi, e tu l’amerai come te stesso, perché voi siete stati stranieri nel paese d’Egitto…” (Levitico 19, 33-34). Certi israeliani, e fra loro alcuni ministri e deputati, sembrano avere dimenticato questo precetto della Torà.
Coloro che amano Israele e difendono la pace e la democrazia per quel paese sono sgomenti per quanto è accaduto di recente a Tel Aviv dove una manifestazione xenofoba è degenerata in aggressioni contro immigrati africani. Alcuni deputati hanno espresso parole di istigazione all’odio. Miri Regev del Likud ha definito gli immigrati africani “un cancro da estirpare dal nostro corpo”. Il ministro degli Interni Eli Yishai del partito Shas ha dichiarato “Bisogna mettere questi immigrati illegali dietro le sbarre di centri di detenzione e poi rispedirli a casa perché rubano il lavoro agli israeliani e minacciano il carattere ebraico di Israele”. Altri atti di violenza sono accaduti a Gerusalemme.
Il Parlamento israeliano ha appena approvato una legge che prevede la detenzione fino a tre anni per gli immigrati illegali. È inaccettabile che non si distingua in uno stato di diritto fra immigrati illegali, rifugiati e persone bisognose di asilo politico.
Israele, come molti paesi del florido Occidente fra cui l’Italia, deve affrontare la sfida dell’immigrazione e della guerra fra poveri che questa spesso alimenta, ma in un paese democratico queste questioni non devono essere affrontate con l’incitamento al razzismo e alla violenza.
Noi ebrei non possiamo restare in silenzio quando altri ebrei usano un linguaggio e agiscono in modi che gli antisemiti hanno usato contro il nostro popolo in periodi nefasti della storia.
Gruppo Martin Buber Ebrei per la pace
http://www.hakeillah.com/3_12_15.htm
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