ETIOPIA: NEL TIGRAI DELLA GUERRA, CARESTIA E MOSTRUOSITA’ TEMUTE

tratto da: https://www.remocontro.it/2021/01/25/etiopia-nel-tigrai-della-guerra-carestia-e-mostruosita-temute/

Remocontro Remocontro  25 Gennaio 2021

 

Nel Tigrai, nord dell’Etiopia un popolo ostaggio della fame e di violenze. A 80 giorni dall’attacco di Addis Abeba al governo regionale sono 2,5 milioni le persone a rischio. Gli aiuti umanitari faticano ad arrivare nella regione del Tigrè, e sembra che sia colpa del governo centrale, che sta rallentando o bloccando la loro consegna per colpire il sostegno alla guerriglia separatista. Tensioni etniche che minacciano tutto lo strategico Corno d’Africa, l’Eritrea e la bomba Somalia.

Le crudeltà che cancellano la differenza tra ragioni e torti politici

A quasi due mesi dalla fine ufficiale della guerra anti separatista terminata con la conquista da parte dell’esercito etiope dei principali centri urbani della regione ribelle del Tigrè, milioni di persone non hanno ancora accesso a cibo, acqua potabile e medicine, e la regione è sull’orlo di una grave carestia. Secondo le poche organizzazioni umanitarie e istituzioni internazionali presenti, parte della responsabilità di questa crisi sarebbe del governo di Addis Abeba, che dall’inizio della guerra non consente o rallenta l’ingresso di parte degli aiuti umanitari nel Tigrè, che si trova nel nord del paese ed è abitato da circa 6 milioni di persone. Il popolo che noi italiani colonialisti d’epoca fascista, chiamavano ‘abissini’.

Crisi politica, soluzione militare

La guerra vera e propria nella prima settimana di novembre, dopo mesi di tensioni tra governo federale e governo regionale del Tigrè controllato dal Fronte di liberazione del Tigrè, il TPLF, partito etnico che per molto tempo aveva dominato la politica nazionale dell’Etiopia, e che aveva perso ruolo e potere con Abiy Ahmed eletto alla guida del governo nel 2018. Abiy Ahmed, Nobel per la pace dopo la fine del conflitto con l’eterna nemica Eritrea, il nobel ora se lo brucia in casa. Separatismi armati nel Tigrè, e già a fine novembre l’esercito etiope aveva preso il controllo di Macallè, la capitale della regione, costringendo i leader del TPLF a rifugiarsi sulle montagne. Le disumanità più inammissibili arrivano dopo la guerra combattuta.

Accuse incrociate e testimoni vietati

La vittoria vantata da Addis Abeba, con vaste aree rurali ancora sotto controllo TPLF, e scontri ancora in corso. Peggio: accuse di violenze etniche, di stupri, di violazioni dei diritti umani. Abiy Ahmed è stato anche accusato di aver usato truppe dell’Eritrea, un paese dittatoriale con cui l’Etiopia ha concluso la pace da Nobel. Sappiamo di migliaia di morti, e di almeno 50 mila tigrini fuggiti nel vicino Sudan, e una quantità imprecisata di persone, tra due milioni (stima del governo di Addis Abeba del Tigrè) e cinque milioni (stima di alcune organizzazioni umanitarie), è stata costretta a lasciare la propria casa. Cifre vaghe e incontrollabili per il blocco di tutte le comunicazioni via internet e via telefono, per nascondere al mondo ciò che sta accadendo.

Aiuti umanitari, pochi e bloccati

Ricostruzione del Tigrè ‘immediata’, la promessa. Ma da informazioni che arrivano in occidente, milioni di persone non hanno nemmeno aiuti umanitari. Alcune regioni sono inaccessibili perché gli scontri non sono mai terminati, e in molte altre circostanze è il governo che bloccato l’arrivo degli aiuti. Un’altra forma apparentemente meno sporca di persecuzione. Racconta l’Economist e denuncia l’OCHA, l’Ufficio questioni umanitarie dell’ONU, di attese burocratiche infinite e un terzo delle richieste di visite umanitarie e di forniture di aiuti respinte. Una volta ottenuto il difficile via libera, spesso gli aiuti devono attendere anche l’approvazione delle amministrazioni locali, che può essere rifiutata. Arrivati in Tigrè, poi, rischiano di essere bloccati o confiscati dai militari.

Crisi umanitaria gravissima denuncia l’Onu

Secondo l’OCHA, la situazione era già grave prima della guerra, a causa della pandemia da coronavirus e di un’infestazione di locuste che aveva fatto aumentare del 34 per cento il numero di bambini gravemente malnutriti accolti negli ospedali tra gennaio e agosto del 2020. Locuste, il Covid e poi la guerra. Milioni di persone in fuga, campi abbandonati o bruciati dai militari, «Secondo testimonianze credibili ma difficili da verificare», precisa il Post. Secondo DX Open Network, una no profit britannica,  distrutte anche delle strutture del World Food Program in un campo rifugiati. In molte aree del Tigrè gli ospedali sono stati distrutti dai bombardamenti. Mancano acqua potabile, elettricità e medicine, e questo rende quasi impossibile fornire cure mediche alla popolazione.

Violenze sessuali organizzate

«Gravi accuse di violenza sessuale nel Tigrai» denuncia la rappresentante speciale delle Nazioni Unite Pramila Patten. Che riferisce di individui costretti ad assistere a stupri di familiari e di donne costrette a prestazioni sessuali in cambio di cibo, e che denuncia Paolo Lambruschini su Avvenire. Forti preoccupazioni anche per 5 mila rifugiati eritrei che nella zona di Shire dormono all’addiaccio senza acqua né cibo. Sono accanto al campo dell’ Unhcr di Mai Aini, da dove sono partiti molti rifugiati giunti in Italia con i corridoi umanitari Cei, e provengono dal campo di Shimelba, a cui l’Onu non ha ancora potuto accedere. Hanno raccontato che il sito è stato distrutto dalla truppe eritree alleate degli etiopi mentre centinaia di rifugiati sarebbero stati deportati.

La prima sfida umanitaria per Biden

Anthony Blinken, scelto da Biden come segretario di stato, nell’audizione al Senato per l’approvazione della nomina, ha detto che nel corso di quella guerra seminascosta, vi sarebbero state «atrocità contro la popolazione del Tigrè e contro i rifugiati eritrei in Etiopia», chiedendo il ripristino delle comunicazioni e l’accesso all’assistenza umanitaria nella regione. La reazione più dura –una volta tanto- dall’Unione Europea, che ha bloccato gli 88 milioni di euro in aiuti al governo centrale etiope finché non sarà garantito agli aiuti umanitari l’accesso al Tigrè. «Riceviamo testimonianze credibili di violenza etnica, uccisioni, saccheggi di massa, stupri, rimpatri forzati di rifugiati e forse crimini di guerra», denuncia l’Alto rappresentante per la politica estera d’UE, Josep Borrell.

Ferocie da guerra ancora un corso

Secondo molto osservatori, il blocco di parte degli aiuti umanitari sarebbe una conseguenza degli scontri ancora in corso, della disorganizzazione provocata dal conflitto e dalla inefficiente burocrazia etiope. Una strategia deliberata per sconfiggere la resistenza con la fame. Un diplomatico dell’ONU che ha preferito rimanere anonimo ha detto all’Economist che «l’assenza di aiuti umanitari è parte della campagna di guerra». Secondo l’University Institute, «l’ostruzione deliberata dell’accesso agli aiuti umanitari è un metodo classico di privazione sistematica del cibo». Il governo etiope smentisce le accuse, nega che nel Tigrè ci sia il rischio di una carestia e sostiene di aver distribuito aiuti umanitari a due milioni di persone nel nord dell’Etiopia.

 

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