Articolo di Riccardo Michelucci, giornalista in Palestina col viaggio della Campagna Ponti e non muri di Pax Christi
Con Shula, giovane attivista israeliana del collettivo Free Jerusalem ci siamo incontrati fuori dalla città vecchia. “Giorni fa sono stata arrestata nel corso di una manifestazione contro lo sgombero di una famiglia palestinese. Adesso non ci potrò entrare per due settimane”, ci ha detto. L’incontro con lei è una scarica di adrenalina: Shula, 24 anni di frenetica vitalità, ha origini triestine e in un italiano perfetto ci ha spiegato con grinta e passione le attività che da anni impegnano il suo gruppo – composto perlopiù da studenti israeliani dell’università di Gerusalemme – per portare solidarietà e aiuto concreto ai quartieri palestinesi intorno alla città vecchia. Famiglie sempre più discriminate da politiche di apartheid, private delle loro case e spogliate di ogni diritto.
Ci ha portati nel quartiere di Sheikh Jarrah, luogo simbolo di una campagna internazionale contro gli sfratti nella città santa, dove da dieci anni si tiene, ogni venerdì, una protesta radicale contro l’occupazione dei coloni israeliani. Shula e i suoi compagni rappresentano una speranza concreta in un futuro migliore di convivenza tra israeliani e palestinesi
In effetti il "non siamo pellerossa" che Arafat può aver detto, ed altri ripetuto con indignazione, non può considerarsi offensivo…
Pellerossa. caso mai, sono gli ebrei, nella sua terra, Palestina, parecchi secoli prima della barbaie arabo-islamica. Ma, col tempo, molto…
Il governo Bennet si è dimostrato quasi peggiore di Netanyahu per fortuna sta' per cadere
purtroppo l'obiettività dell'informazione in generale attraversa un periodo buio, non solo sul caso Assange, ma su fatti incontestabili alla luce…
purtroppo l'obiettività dell'informazione in generale attraversa un periodo buio, non solo sul caso Assange, ma su fatti incontestabili alla luce…